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Eccellenze riunite per studiare la "memoria" del vitigno Sangiovese Palazzo Colonna, Roma, 10 Luglio 2017

Eccellenze riunite per studiare la “memoria” del vitigno Sangiovese Palazzo Colonna, Roma, 10 Luglio 2017

Sentieri: un percorso di ricerca nel vitigno Sangiovese, il convegno tenutosi lo scorso 10 luglio nel sontuoso Palazzo Colonna di Roma, ha rappresentato un momento storico e di svolta sia per la ricerca scientifica che per la produzione vitivinicola italiana.


La Galleria del Cardinale dove si è tenuto il Convegno

Riuniti sotto gli splendidi affreschi della Galleria del Cardinale, esperti, produttori e ricercatori si sono confrontati sui risultati della ricerca promossa dall’Accademia Italiana della Vite e del Vino in merito al comportamento del genoma della varietà Sangiovese, chiedendosi se i risultati della ricerca potevano essere utilizzati per la valorizzazione delle potenziali sottozone di riferimento, oppure quale sarebbe stato il metodo migliore per interpretare l’iterazione vitigno-territorio.

Paolo Storchi e Stefano Meneghetti, ricercatori del Crea-Vit di Arezzo hanno aperto la mattina con la loro relazione, coordinati da Roberto Bianchi, direttore generale di Foragri (Fondo nazionale per la formazione continua in agricoltura, che si occupa da tempo con successo della diffusione della ricerca nel settore vitivinicolo). Dalla loro esposizione è emerso che la capacità di adattamento al territorio lascia infatti una memoria nel vigneto Sangiovese, tale per cui si potrà sempre conoscerne la provenienza. Dimostrazione poi suffragata, per gli aspetti agronomici da Stefano Cinelli Colombini, AD di Fattoria dei Barbi che ha riportato le ricerche pluriennali della sua azienda, e per gli aspetti enologici dal professor Vincenzo Gerbi dell’Università di Torino.

Il Dott. Roberto Bianchi, Direttore generale di FORAGRI, il Professor Antonio Calò
e il Presidente di FORAGRI Stefano Bianchi (da sinistra a destra)

Il wine critic Luca Gardini ha successivamente proposto una degustazione di vini perfettamente in linea con il timbro di unicità e memoria che la ricerca dimostrava: Brunello di Montalcino DOCG 2012 Ciacci Piccolomini D’Aragona, Brunello di Montalcino DOCG 2012 Le Potazzine, Brunello di Montalcino DOCG 2012 Capanna, Brunello di Montalcino DOCG 2012 Altesino, Madonna delle Grazie 2012 Il Marroneto e Tenuta Nuova 2012 Casanova di Neri.

Nel pomeriggio, coordinati dal professor Davide Gaeta dell’Università di Verona, sono intervenuti in una tavola rotonda Lamberto Frescobaldi dei Marchesi Frescobaldi, Emilia Nardi delle Tenute Silvio Nardi, Alessandro Mori del Marroneto, Giacomo Neri di Casanova di Neri, entrambi autori del mitico Brunello di Montalcino da 100/100 punti di Decanter. Insieme con Luca Gardini e il professor Antonio Calò (Presidente dell’Accademia Italiana della Vite e del Vino), i produttori hanno discusso con passione sulla possibilità che questa scoperta aprisse le porte ad una possibile divisione in sottozone, come per la zonazione del Bordeaux, o ad una certificazione di Cru aziendale, su modello della Borgogna.

Le etichette selezionate da Veronika Crecelius: Selvapiana Chianti Rufina DOCG 2015 (Selvapiana); Chianti Classico DOCG 2013 Radda in Chianti (Poggerino); Sangiovese di Romagna Superiore DOC Godenza 2015 (Noelia Ricci); Sariano Umbria Rosso IGT 2014 (Pomario); Valturio Marche Rosso IGT 2009 (Valturio); Morellino di Scansano Riserva Calestaia DOCG 2011 (Roccapesta) non visibile nello scatto

L’approfondita degustazione di Veronika Crecelius, corrispondente di Meininger Editore che ha scelto personalmente sei Sangiovese di sei produttori presenti (rappresentativi di memorie dello stesso vitigno, singole, irriproducibili da aree meno note rispetto a Montalcino) ha confermato che l’opzione sottozone andava rimandata. Le sue proposte: Selvapiana Chianti Rufina DOCG 2015 (Selvapiana), Chianti Classico DOCG 2013 Radda in Chianti (Poggerino), Sangiovese di Romagna Superiore DOC Godenza 2015 (Noelia Ricci), Sariano Umbria Rosso IGT 2014 (Pomario), Valturio Marche Rosso IGT 2009 (Valturio) e Morellino di Scansano Riserva Calestaia DOCG 2011 (Roccapesta).

Applauditi dal primo all’ultimo, i relatori si sono mostrati ottimisti circa il futuro del settore: un futuro dove scienza e produzione torneranno finalmente a lavorare assieme, per scambiarsi idee e proposte sulla gestione del processo enologico.

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