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Vini Spumanti d'Italia: primi produttori al mondo, primi esportatori...ma ancora secondi nei consumi interni e nel valore di vendita

Vini Spumanti d’Italia: primi produttori al mondo, primi esportatori…ma ancora secondi nei consumi interni e nel valore di vendita

OVSE: produzione e consumi anno 2015 a confronto. Prezzo di vendita mediamente basso, filiera lunga, prezzo al consumo sostenuto

OVSE è nato nel 1991 all’ Università Cattolica del Sacro Cuore – Facoltà di Agraria di Piacenza per volere dell’Istituto di viticoltura dell’allora direttore prof Mario Fregoni con il coordinamento tecnico/economico di Giampietro Comolli, da anni impegnato nel settore vini frizzanti e spumanti. Comolli creò anche CEVES, il centro studi ricerche per tesi sperimentali di dottorandi. Primo osservatorio economico del vino italiano, specializzato in spumanti e frizzanti. Da allora in 25 anni la strada dei vini effervescenti italiani è sempre stata in crescita e sviluppo: un abbinamento Spumanti-Frizzanti-Ovse-Ceves-Forum Spumanti consolidato che ha accompagnato un aumento delle produzioni e dei consumi in modo molto significativo passando da 200 milioni di bottiglie circa alle attuali 600 milioni.

Giampietro Comolli - Ph credit F.Lazzarin
Giampietro Comolli – Ph credit F.Lazzarin

OVSE, oggi vanta 25 anni di dati. Ha puntato su due aspetti: le vendite-distribuzione sui vari mercati e i consumi, canali, momenti, volumi, valori. OVSE si è interessato di “produzione” come dato di partenza fornito dai consorzi, dalle imprese e dalla Camere di commercio. Dati scaturiti più da calcoli matematici che da un reale monitoraggio. Spesso diversi dati non coincidevano negli anni , per cui OVSE ha dovuto attrezzarsi di sistemi statistici e metodologie di calcolo che tenessero conto dei dati “teorici” . Le uve-mosti vendemmia 2015 sono molto migliori di quelle del 2013 e 2014, per tutte le tipologie. I vitigni-uva , in Italia, destinati alla produzione di vini spumanti sono di 36 varietà diverse, bianche rosse e rosate. I vigneti che producono uve destinate a vini spumanti italiani ammontano a ettari 45.000, di cui poco più di 4.300 per il metodo tradizionale (no “classico”, grazie) e 39.800 per il metodo italiano (no “charmat”, grazie!). Segnale importante sulla qualità vendemmiale, viene dai primissimi assaggi delle basi di “metodo italiano”: si presume saranno intensi, colorati, pieni più gustosi che profumati, meno varietali. Una indicazione che può valere anche per i vini fermi.

L’attuale situazione viticola e l’andamento produttivo della vendemmia 2015 indica un potenziale intorno a 610-630 milioni di bottiglie fra tutte le denominazioni e tipologie. Indicativamente la produzione è così suddivisibile in modo schematico-sintetico: 470 mln/bott della “Piramide Prosecco Docg-Doc”, 70 mln/bott Asti spumante dolce, 40 mln/bott fra dop-igp-varietali, 20 mln/bott generici cui aggiungere 30 milioni di metodo tradizionale (Franciacorta 18 mln; Trento 9 mln; altri 3 mln). Il dato 2015 consegna all’Italia il primo posto al mondo sia come produttore di spumante che come esportatore. <>. Un altro importante settore del vino italiano, è dato dalla tipologia “ vino frizzante”: 29.000 ettari coltivati, principalmente lungo la valle del Po e la via Emilia, per una produzione di 445 milioni di bottiglie, di cui 220 milioni esportate a un prezzi di dogana di 2,11 euro, una quota di mezzo miliardo di euro sul totale dell’export vino. (nb: mln=milioni , mld=miliardi)

Il mercato interno nazionale per i “vini spumanti” si presenta stabile come dato assoluto, anche se ci sono stati significative modifiche nei tempi di consumo. Abbiamo registrato una concentrazione maggiore degli acquisti-consumi durante occasioni speciali. “ Continua un ritorno allo status stagionalizzazione” dice Comolli “che si era attenuata negli anni 2004-2009”. Diminuisce la continuità dei consumi di bollicine, aumenta la scelta nelle stagioni di punta. Soprattutto in primavera si è constatato un aumento degli acquisti diretti in cantina. Leggero calo delle confezioni regalo a vantaggio dei vini rossi premium. Il fatturato al consumo è in leggera crescita grazie ai valori a bottiglia nella distribuzione organizzata e grazie al fenomeno Prosecco doc che sta soppiantando gli spumanti comuni secchi. In calo ancora Asti e Brachetto d’Acqui. Nulla di nuovo fra i metodi tradizionali fissi intorno a 23-23,5 mln/bott consumate nell’anno 2015. Oltrepò, Altalanga, Trento e altri segnano il passo nei numeri, tengono nei valori. Franciacorta crescono volumi e valori assoluti, ma prezzi al consumo più ballerini e diversificati. Nn crescita i brand fuori dalle denominazioni top. Il prezzo ha assunto la leadership degli atti d’acquisto in tutti i canali, meno fra le etichette premium.

E’ definitivamente andato in pensione il rapporto prezzo-qualità per le scelte d’acquisto, soppiantato dal valore-identità, più complesso, più in linea con un consumo sempre più mirato, ma anche infedele. Oggi la alta qualità di un Franciacorta o di un Trento è molto diffusa rispetto a 20 anni fa: difficile sbagliare. Si entra di più nei dettagli dell’etichetta e del nome del produttore, nel potere d’acquisto, nella simpatia, nella scelta soggettiva: vince il gusto privato, non più collettivo della guida di turno. “Segnale reale che crisi dei consumi equivale sempre ad una crescita della spesa intelligente e della consapevolezza del prodotto acquistato. Meno atti di acquisto, più tempo per ogni acquisto” la conclusione di Giampietro Comolli.

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