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Il Consorzio Tutela Vini Montecucco in difesa del territorio dell'Amiata, contro l'Impianto geotermico Pilota Montenero

Il Consorzio Tutela Vini Montecucco in difesa del territorio dell’Amiata, contro l’Impianto geotermico Pilota Montenero

Presentato un intervento ad adiuvandum del ricorso al TAR Toscana a sostegno delle aziende vinicole e a tutela delle zone di produzione

A fine ottobre il Consorzio Tutela Vini Montecucco ha presentato un intervento ad adiuvandum di un ricorso al TAR Toscana contro la centrale geotermica pilota di Montenero, al fianco delle decine di aziende vinicole dell’area che si oppongono al progetto.

Attualmente nella zona dell’Amiata, relativamente allo sfruttamento dell’energia geotermica, sono attivi già 17 permessi di ricerca preliminare, ovvero autorizzazioni ministeriali che consentono di realizzare, oltre alle indagini superficiali, anche pozzi esplorativi e di verifica, prove di produzione anche prolungate e di utilizzazione dei fluidi geotermici, da eseguire, appunto, anche mediante impianti pilota. Di questi 17 permessi richiesti dalla Regione Toscana – compatibilmente con il Piano Ambientale Energetico Regionale (Del. 10/2015) che prevede per il 2020 un incremento di potenza (rispetto al 2011) di 150 MW dalla realizzazione delle nuove centrali connesse ai permessi di ricerca vigenti a diverso stadio dell’iter amministrativo – 5 sono concentrati nella sola area di Cinigiano (GR): Murci (ENEL); Cinigiano (Gesto Italia); Monte Labbro (Renewem); Montalcino (Gesto Italia); e, infine, Montenero (Gesto Italia), classificato, come citato sopra, come Impianto Pilota.

Ciò significa, riassumendo, che in questo territorio sono previste 5 centrali geotermiche con un numero stimato di 30 pozzi geotermici.

Il Consorzio Tutela Vini Montecucco – che già nell’agosto del 2014 aveva presentato delle osservazioni al MISE contro la centrale di Montenero, che, purtroppo, non furono utili considerato che la Valutazione di Impatto Ambientale (VIA), a cui una centrale geotermica è sempre soggetta, ha avuto esito positivo dando di fatto il via libera alla costruzione – quest’anno si rimette in prima linea nella difesa del suo territorio e, oltre ad aver inviato alla Regione Toscana le medesime osservazioni di tre anni prima anche per la centrale di Monte Labbro, porta allo step successivo l’iter di opposizione al progetto Montenero, presentando a fine ottobre un intervento ad adiuvandum di ricorso al TAR Toscana contro la suddetta centrale.

L’impatto dei futuri pozzi geotermici e delle centrali, una volta autorizzati, “comprometterà inevitabilmente l’immagine del Montecucco nelle sue zone di produzione, una regione ancora estranea ai grandi impianti industriali e invasivi, che offre prodotti sani, di qualità, eccellenze dell’agroalimentare e, non ultimo, spettacoli paesaggistici unici”, dichiara il Presidente del Consorzio Claudio Carmelo Tipa, e continua, “è necessario prendere posizione contro lo sfruttamento geotermico del nostro territorio. Siamo stati estremamente felici che la Regione Toscana abbia deciso di bloccare il progetto di Seggiano e, come Presidente del Consorzio e produttore, condivido pienamente tutte le motivazioni che hanno portato a questo risultato e che riguardano aspetti di tutela d’interessi pubblici, di sviluppo economico del territorio, di incompatibilità dello sfruttamento energetico con il valore paesaggistico ed ambientale dei luoghi”.

Esistono al momento altri permessi di ricerca che ancora parzialmente interessano il versante grossetano dell’Amiata. Sebbene la Regione Toscana con la DGR n.1237 del 21/12/2015 abbia annullato il permesso di ricerca “Seggiano”, il territorio del Comune di Seggiano risulta ancora parzialmente all’interno anche dei permessi di ricerca Ripa d’Orcia – Tosco e Castiglione d’Orcia – Tosco Geo.

Il Montecucco, la nuova promessa del vino toscano, nasce dalle uve coltivate con passione nei 7 comuni della denominazione di origine controllata e garantita, la DOCG in vigore da settembre 2011: Arcidosso, Campagnatico, Castel del Piano, Cinigiano, Civitella Paganico, Roccalbegna e Seggiano. Nuova frontiera del vino toscano, la Denominazione, con le sue 66 aziende associate, punta a uno sviluppo che possa coniugare gli aspetti produttivi con quelli promozionali e turistici del territorio: la zona, altamente vocata alla produzione del Sangiovese, gode di condizioni climatiche estremamente favorevoli, vicino al Mar Tirreno – da cui dista solo pochi km in linea d’aria – e all’ormai spento vulcano Amiata, che con i suoi 1.738 metri di altezza domina tutto il territorio compreso tra la Maremma, la Val d’Orcia e la Val di Chiana. Qui si sono succeduti Etruschi, Romani, Longobardi, monaci benedettini, dominio senese e la famiglia dei Medici: una stratificazione storica che ha lasciato tracce indelebili e testimonianze che ancora oggi sono visibili nei borghi, negli stupendi agriturismi e nelle dimore d’epoca, nella produzione di olio e, soprattutto, di vino.

22 dicembre 2017

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